E’ giovedì pomeriggio, sono stanca, ma voglio andare comunque a fare un giro. Ho dormito male, un po’ scomoda, non so se ho fame, ma qualcosa la mangerei volentieri. Sorrido e guardo fuori dal finestrino e poi decido che sì, sarei andata fuori a fare due passi, a respirare un po’. Mio zio si offre di accompagnarmi per un tratto di strada, perché deve fare delle commissioni in centro. Mi chiede: “ti va di andare in centro o preferivi un altro quartiere della città?”. Non mi importava, ero un po’ stanca e volevo solo passeggiare. Mentre ci avviciniamo alla zona centrale, facciamo la prima sosta: una banca. Mio zio entra e io lo aspetto fuori. Esce dopo pochi minuti e si rimette in tasca quel foglietto che aveva in mano. Chiacchieriamo e mi chiede come stanno le mie sorelle, io sono felice, mi sono ripresa, passeggio e rispondo allegra. Facciamo una seconda sosta: un’altra banca. Lo zio entra e io rimango fuori ad aspettare, lui tira sempre fuori quel foglietto e lo rimette in tasca ed esce. Prima che io gli possa chiedere cosa deve fare in banca, lui continua a chiedermi di raccontare altro. Arriviamo nella piazza centrale della città. Gli edifici pubblici sono circondati da cancelli alti. La situazione è tranquilla: altri passeggiano come noi. Mio zio mi dice di aspettarlo in piazza: “ci vediamo qui fra un’ora, ok?” Va bene, è tutto fantastico, mi sento libera e felice. Lui si allontana e vedo che entra in un’altra banca che si trova in una via che si butta sulla piazza, ci mette poco, ma noto un gesto di stizza quando esce, cosa che non aveva voluto fare in mia presenza. Nella piazza dove mi trovo ogni giovedì pomeriggio si protesta e arriva l’ora dell’appuntamento: mi unisco alle persone, è un’azione d’istinto. Passa l’ora e lo zio torna, ha il viso tirato: ha passato quell’ora entrando in altre banche e nessuna gli ha cambiato quell’assegno di 1000 dollari. Non c’è liquidità, è arrivato il default.
Buenos Aires, un giorno di 10 anni fa.
Ogni paese è diverso, ci sono tanti tipi di default, lo so. Ormai default e spread sono termini evocati in ogni luogo. C’è chi dice cagate colossali e chi usa a fini politici spettri o panacee. Non mi importa. Sì, forse io sono psicotizzata da questa parola. L’unica cosa certa è che non si possono paragonare paesi diversi nel bene e nel male: quindi l’Italia non è come l’Argentina, l’Islanda, gli Stati americani, la Grecia, etc etc. In ogni caso se default controllato dovesse essere in Italia (ne dubito fortemente, ma non sono nè Cassandra, nè una speculatrice finanziaria), di certo non lo deciderà il nostro governo, ma semmai l’Europa o chi si crede il padrone d’Europa. E questa è già una prima differenza importante.