Dai Isabelita torna in Argentina!

Roberto Lavagna (uno degli ex Ministri dell'economia argentina che non hanno brillato per scelte oculate in materia) dice che tutta la storia di Isabelita e' una messinscena teatrale, una “estrategia distractiva” , solo per sviare l'attenzione degli argentini dalle cose importanti, sempre a sviare e' la storia del desaparecido Luis Gerez che pero' e' riapparso (mannaggia a lui che e' tornato sembra dire Lavagna) e pensare che proprio Lavagna sara' uno dei probabili candidati alle presidenziali argentine di quest'anno… beh, al solito ci saranno un sacco di candidati come l'ever green Carlos Menem…impresentable 🙁 

Beh, quindi Isabelita ha quaranta giorni per essere forse estradata e processata in Argentina dove l'aspetta il giudice Rafael Acosta che la ritiene corresponsabile della fine di due desaparecidos, diciamo molti di piu' dato che la presidente firmo' i decreti che quantomeno favorirono la scomparsa degli oppositori. La mente era José Luis Lopez Rega il sanguinario fondatore della Triple A (Alianza Anticomunista Argentina), ma la firma di Isabelita. La richiesta del giudice avvia per la prima volta un'indagine su Isabel Martinéz de Perón e sui suoi ministri, tra i quali figurano nomi di spicco come Italo Luder, Aráuz Castex, Vottero, Emery, Ruckauf, Cafiero, y Robledonei. Il giudice si riferisce ai decreti 2070/71/72 del 6 ottobre 1975, che aprono un varco alle Forze Armate nell'aniquilamiento del accionar de la subversión come anticamera al terrorismo di Stato della dittatura iniziata nel 1976. Una sfaccettatura che ancora la giustizia argentina non aveva indagato dopo il ritorno alla democrazia. I suoi legali gia' stanno dicendo che non se ne parla di farla viaggiare dato che soffre di gravi disturbi nervosi amplificatisi nel 1987 quando e' stata profanata la tomba di Peron. Lei, del resto, potrebbe approfittare del ritorno in patria per fare le rivelazioni del libro di memorie che sta (o ha finito?) scrivendo… insomma ha piu' volte dichiarato che e' molto di piu' di una serie di fatti politici e non abbiamo dubbio di questo 🙂 coraggio Isabel dicci quello che sai, tu stessa sostieni che ci sono molte persone che hanno molta paura di te e delle tue parole. Beh, come dice la tia, la Eva non li avrebbe firmati quei decreti…mah.

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I rom: eccoci nell’«Europa che conta»

Ancora un incendio in uno dei campi rom piu’ grandi di Milano, quello di via Triboniano che accoglie circa 600 persone. La meta’ del campo e’ bruciato a fine anno e le autorita’ milanesi sono andate a vedere la situazione. Letizia – felice di non doversi mettere gli stivaloni di plastica anti fango – vuole istituire una task force per l’emergenza nomadi. Le parole chiave sono legalita’ e sicurezza. Nel dubbio e’ stato istituito un presidio permanente in zona con polizia e forze del privato-sociale. La Moratti in coro con l’assessore alle politiche sociali Mariolina Moioli chiede a gran voce che il Viminale invii forze dell’ordine a Milano, che prevedono sara’ invasa da migliaia di nomadi ora che Romania e Bulgaria sono nell’UE. La Moioli dice no all’arrivo dei rom che la guardano e le ricordano che sono cittadini europei a tutti gli effetti J

Dei circa 10mila nomadi che vivono a Milano, l’80% sono di nazionalita’ romena e sono distribuiti in una ventina di campi di cui 7 autorizzati dal comune.

Intanto mi vengono in mente gli ultimi giorni di novembre…passavo ogni mattina da via Adda, che era travolta dalla demolizione…spiavo dalle protezioni opache e alte che circondano quella che non e’ piu’ la nota palazzina di via Adda…ogni giorno con me c’era un rom che spiava, mi sorrideva triste e faceva foto.

via adda 1via adda 2via adda 3

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burqa free

Le donne col burqa non potevano andare a comprarsi i gioielli nella citta' indiana Pune. Non per motivi religiosi, per discriminazione, per qualsivoglia discussione sulla donna che a sprazzi scoppia nella ridente Europa, ma perche' i giellieri ritenevano che le signore velate si imboscassero i preziosi oggetti sotto le tuniche. Anzi avevano subito furti per un milione di rupie!

La discussione ha superato i confini di Pune arrivando agli uffici della stato di Maharashtra dove si trova la citta'. La minoranza musulmana e' significativa (il 10%circa) e ha suggerito che magari i sikhs avrebbero potuto nascondere un fucile sotto il turbante… alla fine la faccenda si faceva intricata e stava sfuggendo di mano con antipatiche accuse di intolleranza religiosa e i gioiellieri sono dovuti tornare sui loro passi e revocare il divieto convinti ancora che le signore coperte di tutto punto siano potenziali ladre e che le telecamere non gli servono a nulla dato che i seppur affascinanti sguardi che intravedono sotto il burqa non gli permettono di riconoscere le signore.

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vuelve uno de lo dos desaparecidos

 Luis Gerez, que desaparecio il 27 dicembre, e' stato liberato.  E' la seconda scomparsa, dopo quella di Jorge Julio Lopez e l'Argentina rivive lo spettro della dittatura 1976-83. Casualmente si tratta di testimoni che hanno riconosciuto due torturatori: Luis Etchecolaz – ex vicecapo della polizia di La Plata – e Luis Patti – ex commissario di polizia nominato durante la dittatura podesta' di Escobar e che aveva anche avuto voglia di fare il deputato, carica a cui aveva dovuto rinunciare dopo che Gerez lo aveva accusato pubblicamente -. Il governo argentino non aveva preso troppo attentamente le minacce arrivate…

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City of gods

pare ci siano 50mila free freepress per le vie di milano stamattina…

No, non è subvertising (se non siete giornalisti potete passare alla riga sotto). O almeno, non solo.

Cosa avete in mano, o sul vostro schermo

City of gods – il primo free & free press (ovvero libero e gratuito) – è stato distribuito in 50.000 copie nelle città di Milano. E' la parola delle precarie e dei precari dell'informazione che si rivolge alle precarie e ai precari in generale.
I media non sono più un prodotto che vende informazioni al pubblico (troverete stime e dati all'interno di City of gods) ): sono lo spazio dell'inserzionista attraverso il quale l'editore vende i propri lettori, voi. E' un servizio che tra l'altro pagate pure 90 centesimi, 1 euro, 1 euro e 10. Più soldi hanno i lettori, più gli editori si arricchiscono dalla vendita degli spazi pubblicitari.
All'interno di questo meccanismo ci sono i giornalisti, precari, free lance, senza contratto, a cottimo, a pezzo, a parola, a riga, a comete millenarie e casi del destino. Precari e precarie sottoposti al ricatto dei precarizzatori, della manchette, della pagina di pubblicità all'ultimo momento, del “non
spingere troppo su questi che sono i nostri inserzionisti”, della creazione di quel complesso meccanismo di informazione, disinformazione che vi fa credere che se la vostra vita
è una merda, non potete farci un granché.
Per questo City of God è free & free: gratis, ma soprattutto libero, nelle parole, nell'irriverenza, nelle critiche, nello stile precario.
Per questo, in occasione dello sciopero dei giornalisti, che incredibilmente, ma non certo
casualmente, visto il contesto, da due anni aspettano che gli editori si siedano al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro precari e precari dell'informazione e non, hanno deciso di uscire con City of Gods: la stagione della cospirazione precaria è iniziata.

E ancora una volta i precari hanno preso la parola, attivandosi cospirando e creando relazioni e complicità che permettono di stampare, distribuire 50 mila copie di City of Gods (e scriverne il contenuto che per una volta, non ti precarizza, ma ti informa).

Al principio
"Al principio" fu la parola, poi venne il racconto ed infine l’informazione. A questo punto la storia presenta una sorpresa, o quasi: il diritto all’informazione si trasforma immediatamente nella disinformazione compensatrice delle vostre sfighe quotidiane, affinché esse siano “inevitabili”, “oggettive”, “certe”, “inattaccabili”.
Insieme, informazione + disinformazione, diventano propaganda, che trova nei media di massa il naturale alleato e nel brand la sua punta di diamante. Nella costruzione del brand, intimamente connesso alle informazioni che leggete ogni giorno sui giornali o sentite in radio e televisione,
è celato un meccanismo più complesso di quello che potrebbe sembrare.
Nel brand si determina la strutturazione di un potente retro_informatore che agisce anticipando l’informazione, creando quel bacino comporta/mentale all’interno del quale l’informazione stessa, e il suo contrario, si collocano. E’ un processo comunicazionale superiore alla propaganda. La rende, alternativamente, compatibile o inutile. In ciò tutta la difficoltà del presente. Ma anche il terreno
su cui agire.

L'intelligence precaria
Se vi siete persi il numero odierno di City of Gods lo troverete sul sito dell’intelligence precaria, che si attiva proprio da oggi in intima e sinergica collaborazione con i giornalisti e le giornaliste precari e precarie. L’intelligence è patrimonio comune dei precari e non solo del giornalismo. In esso confluiranno le mille sfaccettature dell’oppressione dei precarizzatori e dei contropiedi precari.
Ma che cosa rappresenta questo sito?
Immaginate un sito che non è un semplicemente tale, ma piuttosto un luogo che fa circolare informazione, non per informare, bensì per formare quel bacino di notizie da cui si estrarrà il bazar della creazione di conflitto. E che contiene anche i prodotti di queste creazioni e gli strumenti che le hanno consentite. Un sito crudele e spietato, scorretto verso le imprese, le istituzioni sociali, le merci ad alto contenuto ideologico e tutti i loro gli adepti: fazioso ma mai frazioso. Un sito che ha la classe del purosangue, la ricchezza del meticcio; che non esercita fashionismo e brigantaggio culturale, che vive da sé, con quello che fa e per quello che dà. Pone questioni di stile, perché lo stile è importante, e chiede, just in time, relazioni e complicità.

City of gods, una voce della cospirazione precaria

[ tratto da Intelligence Precaria ]

 

 

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Olmert fa gaffes nucleari e tutti fanno finta di scoprire l’acqua calda…

vanunuIl 5 ottobre del 1986 il Sunday Times pubblica un'intervista a Mordechai Vanunu, il tecnico nucleare israelino che svela i piani nucleari segreti di Israele nella centrale di Dimona – cittadina fondata negli anni cinquanta con la spinta di Ben Gurion – situata nel deserto del Negev.

Il Negev Nuclear Research Center  viene costruito nel 1958 con l'aiuto della Francia. Beh, la centrale era stata fatta per alimentare un impianto di desalinizzazione, insomma, c'e' tutta la storia che dice che gli ebrei faranno fiorire il deserto. Comunque il reattore e' pronto nella prima meta' degli anni sessanta e negli anni ottanta, quando Vanunu (che lavora a Dimona dal 1976 al 1985) decide di parlare, c'erano ormai stati parecchi progressi.

La storia di Vanunu e' diventata una spy story: una donna agente del Mossad lo porta da Londra a Roma (si parla di love story) dove viene rapito dai sevizi segreti israeliani, processato e condannato a diciotto anni di reclusione per spionaggio e tradimento dello Stato (ah, siamo sotto il governo Peres).
In realtà Vanunu non ha mai rivelato segreti nucleari a potenze straniere, ma ha reso pubblico un progetto illegale e clandestino.

Alla fine si fa i diciotto anni di reclusione, due dei quali confinato in una cella illuminata 24 ore su 24, poi undici in assoluto isolamento: ogni richiesta avanzata per una scarcerazione anticipata è stata per anni respinta. Vanunu esce dal carcere di  Ashkelon il 21 aprile 2004, ma continua a vivere in un regime di restrizioni. Nel novembre 2004 viene arrestato di nuovo per qualche giorno. Mi ricordo che ero a Tel Aviv e nulla si fece per lui se non la solita sparuta presenza di pacifisti nell'indifferenza generale. In una delle rare interviste Vanunu alla domanda sul perche' sia cosi' difficile sentire voci di dissenso in Israele ha chiosato dicendo che Israele e' una superpotenza soprattutto dal punto di vista psicologico. Alla fine le resrizioni a cui e' sottoposto sono state prolungate quest'aprile di un altro anno, la motivazione e' che possa rilasciare informazioni.

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do you zoozle?

 
http://www.zoozle.org/ 

cosi', tanto per scrivere algo mas, mi viene in mente una frasetta di Rodota', che tanto non e' che mi denuncia se metto in rete quello che che verra' pubblicato prima che lo si venda in libreria… "alcune cose non possono essere sul mercato…quali sono i nuovi beni comuni? La conoscenza in primo luogo. A un certo punto in Inghilterra tra Sei e Settecento si opera il fenomeno delle chiusure: i beni comuni e le aree comuni vengono recintate e diventano proprieta' privata: Oggi si sta verificando lo stesso fatto, cioe' una serie di beni non sono piu' disponibili, pensate anche solo che fino a pochi anni fa potevate vedere i film etc senza pagare nulla ad esempio in televisione…".

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I fantasmini dei dipartimenti

Sono nell'ufficietto della morte in universita', intorno a me c'e' un gran casino: professori che si rifiutano di comunicare i nomi dei loro schiavi o portaborse. Beh, non si tratta ne' dei ricercatori ne' dei borsisti, ma bensi' dei lauretati frequentatori, costoro sono appunto degli studenti laureati che vengono a lavorare in universita' aggratis per i loro relatori di tesi… fanno un po' di tutto, anche quello che i borsisti, dottorandi etc non hanno il tempo di fare…dalle fotocopie, ai timbri sui fogli per gli esami scritti, alle ricerche… allora, l'universita' interviene su costoro – i fantasmini dei dipartimenti – chiedendogli di pagarsi un'assicurazione annua antiinfortunio, beh, sia mai che si pinzino un dito e che poi facciano causa all'ateneo delle liberta'. Riassumendo: i fantasmini lavorano senza ricevere una lira e in piu' si devono pagare loro l'assicurazione e finqua e' storia di ordinario sfruttamento, ma alcuni professori si rifiutano di dire i nomi dei loro schiavetti, che si incazzano perche' cosi' non si possono pagare l'assicurazione…

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freepress al sole

Devo dire che mi piaceva il Corriere anteprima delle sei di sera, poi mi sono demotivata…e' un po' una schifezzuola, insomma, non ci scrivono niente, le solite notiziuole con appeal da giornaletto sfiga…

Bene, che ero andata in depressione dato che il nostro progettino di un freepress delle sei di sera era naufragato malamente piu' di un anno fa…a dire il vero a farmi venire i nervi ci si era messo pure il nuovo epolis, altro freepress fresco fresco che invece aveva attinto, sempre dai nostri sogni di gloria di aprire un giornale, il fatto che parlava di milano. Gia' perche' in Italia le persone che leggono il quotidiano (che sono poche) prediligono le notizie che parlano del proprio comune di appartenenza: su 8.100 cumuni abbiamo ben 183.000 pubblicazioni locali! Devo dire che pure epolis non mi piace, poi non ho capito quando inizieranno a farsi pagare, gia' perche' avevano detto che all'inizio sarebbe stato free, poi sarebbe dovuto costare 50 centesimi, quindi sarebbe diventato diventato open che non e' free…

Beh, comunque, il 13 novembre uscira' 24 minuti del sole 24 ore, fonti certe dicono che sara' un giornale vero aggratis di 24 pagine, leggibile in 24 minuti e che sara' per strada alle 17-30…vedremo…

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kebab, kebap, ke?

Talvolta, quando non mi occupo di biancheria intima, intervisto e scrivo. Oggi sono andata a intervistare la signora Giovanna…

Ho dovuto aspettare la vecchietta in sala con tutti i suoi merletti, centrini…devo dire che mi e' venuta l'ansia da arsenico e vecchi merletti e ho prontamente rifiutato caffe' (anche se sono una tossica) e acqua (mi sono immedesimata in un beduino nel deserto) che mi era salita la paranoia da hitchcock. Per fortuna mi sono distratta con Antunella Clerici e le sue ricette: oggi il cuoco faceva il kebab!

Il kebab, secondo il cuoco, e' il piatto tipico giapponese… Antunella aiuta il pubblico definendolo uno spiedino. Dunque, fondamentali, oltre alla carne e al bastoncino, ben due tipi di sake…

mmmmm

Il kebab, inoltre, e' anche il piatto tipico indonesiano, insomma, per fare questo kebab si comprano gli arrosticini abruzzesi, che sono un po' la stessa cosa…

mmmmm

La signora Giovanna torna da me e mi viene spontaneo chiederle che cosa sia per lei il kebab. Ebbene, per lei e' un pezzettone di carne di maiale (?) che viene arrostito e mangiato dagli arabi e anche da suo nipote alle volte…

Kebab centro mundi, esperanto della cucina 🙂

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