Il fatto e' che ogni giorno che devo venire al lavoro la mia fantasia (chiamiamola cosi') inizia a produrre immagini e storielle nella mente. Sempre diverse, per carita', ma alla fine mi immagino sempre che succeda qualche sopruso aperto, qualcosa che alla fine mi liberi dal posto di lavoro. Non posso licenziarmi (cioe' posso, ma poi sarebbe un casino inenarrabile), anche se tanto a natale mi scade irreversibilmente il contratto e quindi vabe', non ho niente da aggiungere.
Odio, ormai credo proprio di si', questo lavoro di merda in universita'. Me ne fanno di tutti i colori, ma nulla che possa essere apertamente dimostrato. Ogni cosa – dal contratto al confronto quotidiano – non e' mai abbastanza attaccabile legalmente cosi' da poter fare una bella causa qua proprio nell'universita' del prof. Ichino. Sara' che sono per la maggior parte docenti di diritto con annessi studi legali (uno mi propose anche di andare a fare la sua segretaria, ma tendo a rimuovere istantaneamente la cosa) e quindi stanno sempre attenti a quello che dicono e fanno.
Percorro via Passione, si', anche il nome mi irrita ormai, e entro nella porta per il personale, penso se far finta di essere di nuovo studente mentre guardo questo cortile che mi sembra non abbia piu' nemmeno un'anima, un bel niente.
Oggi, nella storia che ho iniziato a produrre automaticamente mentre ero in metropolitana, mi trovavo nel corridoio del dipartimento, bianco, spoglio, impersonale. Le solite facce, anzi, oggi di piu', perche' c'e' il consiglio di dipartimento e quindi si fanno vedere i gran lavoratori. Ho immaginato di incontrare un prof. che ha l'ufficio proprio di fianco al mio e che in quasi due anni non ho mai visto in faccia, evidentemente facciamo orari diversi…lui lavorera' di notte. Mi e' venuto in mente proprio lui perche' l'altro giorno mi ha lasciato in casella un suo articolo e un biglietto con su scritto "con i migliori saluti".
Scene di gente che cammina nel corridoio stile shining e la direttrice che perde la testa e che mi molla un ceffone. Io piombo nel set di un telefilm e chiamo il "mio" avvocato dopo aver cercato il suo numero fra i messaggi ricevuti negli ultimi due mesi, perche' ovviamente mica l'ho messo in rubrica. Ritorno alla realta' mentre spingo la porta che mi porta nel corridoio, ma il sogno va avanti e inizio a discutere fra me e me se dire alla schiaffeggiatrice "hai pisciato fuori dal vaso", ma mi pare poco adatto, allora "sarete tutti chiamati a testimoniare", mmm, non ci siamo, "… (silenzio fiero con sguardo sornione)"… ma ecco che la porta e' chiusa a chiave e devo entrare prima che qualcuno inforchi gli occhiali e si accorga che non sono una rara studentessa, ma io e che quindi gli venga in mente di chiedermi qualcosa, maledizione alle borse senza tasche, mi nascondo dietro un ragazzo al quale ho detto che non si doveva spostare, trovo le chiavi, entro e guardo l'ora.