Sara’ che non ho la tv, ma quest’incontro tra israeliani e palestinesi piu’ special guests dell’ultimo momento, mi pare sia passato abbastanza nel silenzio. Del resto Olmert e’ debole, Abu Mazen e’ debole, a Bush non gliene importa nulla, perche’ pensa alle sue altre guerre, i paesi arabi stanno sul solito chi va la’ e il programma della conferenza e’ nitido come il cielo di Milano.
Sara’ che l’abitudine o l’indifferenza a questi incontri che non si rivelano mai risolutivi hanno fatto la loro parte di silenziatori, o sara’ che non ci credeva nessuno. Durante Annapolis, ma proprio mentre si svolgeva, la notizia era la sesta in ordine di importanza sul sito del Corriere della Sera. Sul cartaceo invece, oltre a lodare l’iniziativa degli americani, anzi, di Condolcezza, c’era un bell’articolone su Ahmadinejad e sul nucleare iraniano. Quello che ha attratto la mia attenzione e’ stato un brevissimo articoletto a fondo pagina che riportava alcune affermazioni di Elie Wiesel, che non e’ certo persona che ha bisogno di presentazioni – beh, sopravvissuto ai campi di concentramento, bravissimo scrittore, vincitore del Nobel per la pace…- che pero’ mi ha lasciata davvero perplessa. Insomma lui diceva che ad Annapolis non bisognava inghiandarsi sui soliti scogli, ossia Gerusalemme, i profughi, le colonie, ma parlare di altro… di altro? di banane, fragole, di ulivi no, perche’ altrimenti si tocca il punto critico dei campi palestinesi espropriati e da li’ potrebbe partire il discorso colonie!
Lo sconforto e’ salito di molto quando ho letto ancora da altre parti che il 2008 sara’ l’anno risolutivo. Ma certo, come non averci pensato prima, l’anno del sessantenario della fondazione dello stato d’Istraele sara’ proprio l’anno della svolta, un momento poco carico di tensioni. Propongo a questo punto di fissare un’altra conferenza il 14 maggio 2008.
Annapolis, banane, fragole
Sara’ che non ho la tv, ma quest’incontro tra israeliani e palestinesi piu’ special guests dell’ultimo momento, mi pare sia passato abbastanza nel silenzio. Del resto Olmert e’ debole, Abu Mazen e’ debole, a Bush non gliene importa nulla, perche’ pensa alle sue altre guerre, i paesi arabi stanno sul solito chi va la’ e il programma della conferenza e’ nitido come il cielo di Milano.
Sara’ che l’abitudine o l’indifferenza a questi incontri che non si rivelano mai risolutivi hanno fatto la loro parte di silenziatori, o sara’ che non ci credeva nessuno. Durante Annapolis, ma proprio mentre si svolgeva, la notizia era la sesta in ordine di importanza sul sito del Corriere della Sera. Sul cartaceo invece, oltre a lodare l’iniziativa degli americani, anzi, di Condolcezza, c’era un bell’articolone su Ahmadinejad e sul nucleare iraniano. Quello che ha attratto la mia attenzione e’ stato un brevissimo articoletto a fondo pagina che riportava alcune affermazioni di Elie Wiesel, che non e’ certo persona che ha bisogno di presentazioni – beh, sopravvissuto ai campi di concentramento, bravissimo scrittore, vincitore del Nobel per la pace…- che pero’ mi ha lasciata davvero perplessa. Insomma lui diceva che ad Annapolis non bisognava inghiandarsi sui soliti scogli, ossia Gerusalemme, i profughi, le colonie, ma parlare di altro… di altro? di banane, fragole, di ulivi no, perche’ altrimenti si tocca il punto critico dei campi palestinesi espropriati e da li’ potrebbe partire il discorso colonie!
Lo sconforto e’ salito di molto quando ho letto ancora da altre parti che il 2008 sara’ l’anno risolutivo. Ma certo, come non averci pensato prima, l’anno del sessantenario della fondazione dello stato d’Istraele sara’ proprio l’anno della svolta, un momento poco carico di tensioni. Propongo a questo punto di fissare un’altra conferenza il 14 maggio 2008.