Stamattina faceva decisamente fresco. Quelle piccole cose che possono far iniziare la settimana vagamente meglio del previsto. Pensieri sparsi e inconsistenti: “magari compro l’anguria”.
Peccato che sulla metropolitana ci fosse il riscaldamento acceso: un supplizio per tutti. Non me ne sono accorta subito forse perché, per evitare di iniziare a odiare tutti di prima mattina, ho deciso di distrarmi concentrandomi sul colpo di stato in Honduras, boo, è probabile che mi fossi acclimatata con il caldo latino.
La gente intorno a me subiva lamentandosi in silenzio, subire sembra essere l’unica via da queste parti… chissà se ci fosse un colpo di stato qua?! Qualcuno dice che corriamo questo pericolo, io non ci credo per niente: non ce ne è bisogno.
Seguiamo dunque quello che succede in Honduras, dove un ricco presidente del partito liberale ha come migliori amici Hugo, Daniel, Evo e Raul.
Zelaya stava cercando di cambiare qualcosa nel sesto stato che ha aderito all’ALBA legandosi così sempre più al Venezuela. Il messaggio a chi va contro è e rimane “hay cosas que no se tocan”: agli occhi dell’oligarchia locale Zelaya è diventato un líder pericoloso.
Nel frattempo tutti condannano meno la Chiesa cattolica hondureña che ha dato pieno appoggio al golpe militare. Ripenso all’Argentina.
Colpi su colpi
Stamattina faceva decisamente fresco. Quelle piccole cose che possono far iniziare la settimana vagamente meglio del previsto. Pensieri sparsi e inconsistenti: “magari compro l’anguria”.
Peccato che sulla metropolitana ci fosse il riscaldamento acceso: un supplizio per tutti. Non me ne sono accorta subito forse perché, per evitare di iniziare a odiare tutti di prima mattina, ho deciso di distrarmi concentrandomi sul colpo di stato in Honduras, boo, è probabile che mi fossi acclimatata con il caldo latino.
La gente intorno a me subiva lamentandosi in silenzio, subire sembra essere l’unica via da queste parti… chissà se ci fosse un colpo di stato qua?! Qualcuno dice che corriamo questo pericolo, io non ci credo per niente: non ce ne è bisogno.
Seguiamo dunque quello che succede in Honduras, dove un ricco presidente del partito liberale ha come migliori amici Hugo, Daniel, Evo e Raul.
Zelaya stava cercando di cambiare qualcosa nel sesto stato che ha aderito all’ALBA legandosi così sempre più al Venezuela. Il messaggio a chi va contro è e rimane “hay cosas que no se tocan”: agli occhi dell’oligarchia locale Zelaya è diventato un líder pericoloso.
Nel frattempo tutti condannano meno la Chiesa cattolica hondureña che ha dato pieno appoggio al golpe militare. Ripenso all’Argentina.