note a margine del 4

Piu' si va a nord e piu' il paesaggio diventa monotono, dopo mille chilometri in macchina forse non ne posso davvero piu', le notizie alla radio le capisco si e no, beh, Rostock, Polizei, Demonstranten con relativi numeri, verboten e non piu' verboten, peccato che non ho capito quale manifestazione non e' piu' proibita.. ma l'altro dorme o fa finta o cerca e alla fine le news finiscono e ritorna il tripudio pop anni ottanta di questo canale. Aspettero' di essere lassu', tanto sto proprio andando nel media center, dovrei andare nel posto giusto per capire meglio

  anche il clima non e' ospitale…        

nella specie di autogril iniziano anche a comparire sbirri come quello superpalestrato in maglietta a maniche corte che mi fissa mentre vado in bagno e si piazza davanti alla porta, beh, che ho fatto? Ho solo una cartina di Rostock in mano, ma non e' certo reato. Se ne e' andato solo quando mi sono messa il rossetto. Ecco, fare l'inaspettato come alla frontiera. Alla fine rimangono disarmati 🙂 Credo in ogni caso che nei prossimi giorni cambiero' strategia. Comunque alla fine arriviamo nella citta' della desolazione, Rostock. Il media center, al momento mi viene da chiamarlo "la tana", e' decisamente riconoscibile. E' ovvio che dopo che ho fatto cristare per trovare una presa anche a me, la mia spina non ci entra: ho bisogno di un adattatore e non c'e'. Vabbeh, vado in avanscoperta al supermercato dove siamo stati prima. Ah, esco in modalita' estiva dato che cinque minuti prima ci hanno detto che fermano le persone vestite di nero, magari col cappuccio e quindi niente felpa. Chiaramente al supermercato non hanno l'Adaptor: ecco che inizia il mio peregrinaggio verso l'ignoto. Mi danno indicazioni, mi fissano, cos'hanno poi da fissare lo sanno solo loro. Beh, potrei benissimo essere una degli immigrati turchi, non sono un sacco i Turchi in Deutschland? Poi non siete mica tutte bionde! Fa un freddo, umidita' pazzesca, goccioline di merda e sti qua che mi fissano fino a che le case si fanno rade e inizia la zona industriale. Mi hanno detto "alla terza svolta a destra", peccato che fra la prima e la seconda e poi la mitica terza ci siano i chilometri. Beh, vedo il "toom", una specie di brico e trovo il mio adorato Adaptor. Il ritorno ha avuto il suo momento di panico dato che ho deciso di fare la scorciatoia che per una che ha un senso dell'orientamento basso e' stato davvero un azzardo. Chiaramente credevo di essere finita in Danimarca finche' non ho sentito gli autoparlanti alla fermata dell'autobus che avvisavano che il percorso sarebbe stato deviato a causa dei Demonstranten. Adesso mi mettero' a fare qualcosa di utile 🙂

 

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