M come?

Mexico!
Ci ho messo un po’ ad abituarmi al ritorno, ma tant’è.
Per un racconto di viaggio bisogna leggere nero 🙂 io vado a sprazzi come al solito. M come?
Malinche, la india che fece da traduttrice a Cortés, figura tanto odiata e sulla quale si sono addossate colpe che non meriterebbe. Anche Diego Rivera la dipinge nei suoi fantastici murales a Città del Messico.
M come?
Mais. Il nutrimento principale. Mais giallo, mais blu, viola, bianco e grosso. Tortillas a colazione, pranzo, cena. Tortillas fritte, cotte sulla piastra, più spesse, più piccole, grandi come pizze.

M come?
Mujer. La donna deve lottare più di tutti in Messico. E anche nelle comunità indigene viene spesso trattata come l’ultimo gradino sociale. La violenza di genere attraversa e colpisce senza distinzioni. Poi ci sono le donne zapatiste che diventano comandanti, le donne che scappano e si rifanno una vita, le vecchie indie alte un metro e trenta che ti vorersti portare via mentre guardi le miriadi di rughe sui loro volti che raccontano vite intere. A Oaxaca un’associazione di donne lottava e manifestava davanti al palazzo governativo. Belle, decise, inamovibili.

M come?
Mare. Da sogno, quello delle fotografie. Enorme con all’orizzonte temporali che non arrivano, con l’acqua cristallina, i pescetti, le tartarughe, la barriera corallina. Un mare troppo caldo che  preoccupa chi vive lì e teme l’arrivo degli uragani ad ottobre.
M come?
Machete. L’arma più diffusa. Dal baracchino che cucina per strada, alle manifestazioni. Immagino che veder sfilare un corteo con la gente col machete in mano sia impressionante. Abbiamo avuto dei racconti interessanti 🙂

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