Lisboa… saudade…

Una tristezza che non fa solo male, ma anche un piacere che non fa solo bene: la saudade. Un termine che deriva dalla cultura lusitana che indica la melanconia, un sentimento affine alla nostalgia e una speranza che si teme vana con una dimensione mistica come accettazione del passato e fede nel futuro. Inutile dire che il fado ne sia pieno 🙂

 

 

Come tutte le musiche popolari il fado si e’ diffuso negli ambienti al confine della malavita e della piccola delinquenza urbana come accadde anche in Argentina col tango. Queste origini danno ancora piu’ valore alla nostra "serata fado" in un ristorantino in una specie di seminterrato nel quartiere dell’Alfama, dove tutto era perfettamente al confine fra la truffa, la saudade e il grande boo che rende tutto tanto bello e ricco di nostalgia.

 

Comunque sia la leggenda dell’origine del fado rimanda ad una certa Maria Onofriana da Severa, che esercitava in un bordello a Rua do Capelao intorno al 1826, forse amante di un conte, forse vissuta, forse morta assassinata nel 1846. Del resto il mistero ci sta sempre bene. Inconsciamente abbiamo anche fotografato la azulejo che la rappresenta.

 

Pare pero’ che le origini del fado siano più antiche. Secondo alcuni deriverebbe dal "fado di mare", un canto dei marinai portoghesi, ma probabilmente avrebbe radici ancora piu’ datate nella musica per oud araba (l’oud è considerato dagli arabi il sultano degli strumenti musicali ed è diffuso in tutto il mondo arabo-islamico: una leggenda attribuisce all’oud una storia che risale alla notte dei tempi, quando Lamak, nipote di Adamo ed Eva, lo invento’…) e nel canto mozarabico, oppure nelle ballate provenzali del medioevo. Ecco, ognuno dice la sua, io posso dire che a me piace, mi rendo conto che e’ poco profondo come commento, ma va cosi’.

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Friday I’m in love

 

 

I don’t care if Mondays black
Tuesday, Wednesday – heart attack
Thursday, never looking back
It’s Friday, I’m in love

Da venerdi’ non andro’ piu’ in questo ufficio superincasinato al quale oggi hanno anche tolto gli armadi, i contratti finiscono e non si investe piu’ nel pubblico da come si vede anche in queste poche immagini. Comunque va cosi’ e oggi cantavo friday i’m love mentre camminavo lasciandomi alle spalle quest’edificio e la cantavo ridendo da morire molti anni fa con i miei amichetti tutti vestiti di nero mentre andavamo chissa’ dove, tanto non ci importava.

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Annapolis, banane, fragole

Sara’ che non ho la tv, ma quest’incontro tra israeliani e palestinesi piu’ special guests dell’ultimo momento, mi pare sia passato abbastanza nel silenzio. Del resto Olmert e’ debole, Abu Mazen e’ debole, a Bush non gliene importa nulla, perche’ pensa alle sue altre guerre, i paesi arabi stanno sul solito chi va la’ e il programma della conferenza e’ nitido come il cielo di Milano.

Sara’ che l’abitudine o l’indifferenza a questi incontri che non si rivelano mai risolutivi hanno fatto la loro parte di silenziatori, o sara’ che non ci credeva nessuno. Durante Annapolis, ma proprio mentre si svolgeva, la notizia era la sesta in ordine di importanza sul sito del Corriere della Sera. Sul cartaceo invece, oltre a lodare l’iniziativa degli americani, anzi, di Condolcezza, c’era un bell’articolone su Ahmadinejad e sul nucleare iraniano. Quello che ha attratto la mia attenzione e’ stato un brevissimo articoletto a fondo pagina che riportava alcune affermazioni di Elie Wiesel, che non e’ certo persona che ha bisogno di presentazioni – beh, sopravvissuto ai campi di concentramento, bravissimo scrittore, vincitore del Nobel per la pace…- che pero’ mi ha lasciata davvero perplessa. Insomma lui diceva che ad Annapolis non bisognava inghiandarsi sui soliti scogli, ossia Gerusalemme, i profughi, le colonie, ma parlare di altro… di altro? di banane, fragole, di ulivi no, perche’ altrimenti si tocca il punto critico dei campi palestinesi espropriati e da li’ potrebbe partire il discorso colonie!

 Lo sconforto e’ salito di molto quando ho letto ancora da altre parti che il 2008 sara’ l’anno risolutivo. Ma certo, come non averci pensato prima, l’anno del sessantenario della fondazione dello stato d’Istraele sara’ proprio l’anno della svolta, un momento poco carico di tensioni. Propongo a questo punto di fissare un’altra conferenza il 14 maggio 2008.

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ancora zena

 

Per la prima volta non me ne sono andata avanti e indietro per un corteo… sono rimasta ancorata a uno striscione, la prospettiva e’ stata davvero diversa dal solito, non avevo la percezione di quanta gente ci fosse, ne’ di chi ci fosse, in compenso ho fatto parecchie chiacchiere e alla numero x volta che mi chiedevano se fossi un avvocato, ho nicchiato, mi perdoneranno per questo 😉 devo dire che ci sono state parole di solidarieta’ per i 25 e applausi a supportolegale che rigiro a chi se li merita 😉

Eravamo uno spezzone direi misto, con uno speaker d’eccezione che instancabilmente ha ripetuto all’infinito il perche’ eravamo li’ nonostante la voce diventava sempre piu’ bassa 🙂

Finche’ non si e’ rotto il furgone e quindi niente, sorrisi e via che si continua 🙂 

Alla fine ho comunque ceduto e sono risalita fino alla testa facendo abbastanza fatica, perche’ il corteo era davvero denso e si superavano le persone con difficolta’ e poi perche’ ho scelto il punto in salita per fare lo scatto fino all’apertura della storia siamo noi, il tempismo non sempre mi contraddistingue del resto.

Un freddo cane, tanti pensieri che riportavano indietro, i visi accanto a me erano diversi, le persone di sei anni fa non c’erano (meno una :), ce ne sono pero’ molte altre, le cose cambiano. 

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City of gods, edizione autunno 007 :)

Ieri, anzi, mi sa l’altro ieri (ovviamente di notte, altrimenti non c’e’ gusto e poi a milano di notte non si dorme, ma si lavora) i redattori, che poi sono anche i pubblicitari, gli impaginatori, i pensatori, i correttori, i motivatori, i sovvenzionatori, i distributori… insomma tutto tranne gli stampatori, perche’ non c’era tempo di disegnare a mano ciascuna pagina e non tutti sono portati col disegno, si sono ritrovati a infilare a mano l’inserto locale del numero autunnale. La solita noia alla milleduecentesima volta che si apre la pagina e si legge il titolo "sicure che basti?" dove va messo l’inserto, ma insomma, anche questa e’ andata, se non fosse che stamattina in piazza a rappresentare i precari c’erano tanti nonni, che gli studenti non avevaano voglia di leggerlo… ma il milanese tipo che camminava indaffarato per le vie del centro lo prendeva ben volentieri! 

 **Oggi e’ uscito city of Gods #4**

La free free press dei precari e delle precarie e’ tornata per lo sciopero generale e generalizzato dei sindacati di base del 9 novembre007

||Fuori e Dentro a Questo Numero||

Articoli, commenti ed inchieste su:

– Il pacchetto in-sicurezza sociale;

– Come chiudere un quotidiano calcistico e lasciare i giornalisti in
panchina;

– Tutto sui maiali olimpici in Cina;

– La cospirazione solare dei precari e delle precarie;

– Si può essere contessa, modella e giornalista allo stesso tempo?

– Reportage tragicomico del 20 ottobre: "Abbattiamo il precariato";

– Ritorno a Genova. Togliamoci qualche sasso dalla scarpa;

– Professione cecchino: dibattito Placanica – Spagnoli. Terrazzo o
defender?;

La free&press precaria torna nelle strade… con un inserto speciale de Il Sole 24 ore!

Edizioni locali di Milano, Roma, Bergamo, Monza, Livorno.

City of Gods.

Parole che s/colpiscono la storia.

L’attualità è passeggera. La storia è per sempre.

Guarda spot video
(che e’ un po’ vuoto, ma del resto i neuroni si sono gia’ impegnati abbastanza per fare altro)

Alta definizione

[ http://www.youtube.com/watch?v=CCupRQ1wfcI ]

Bassa definizione

[ http://www.youtube.com/watch?v=gAnxCjMsD6w ]

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dax, 13 ottobre 007

… non c’e’ futuro senza memoria …

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Cacca cookie per la Westwood!

Eccoci di nuovo alla settimana della moda a Milano. La citta' sfavilla, le sfilate sberluccicano, lo sfruttamento impazza. Arrivano inviti per location d'eccezione…

Ogni mattina prendo la metropolitana e vedo la pubblicita' della mostra che celebra i 35 anni di creativita' di Vivienne Westwood.

E guarda un po' arriva un invito per l'inaugurazione della mostra a Palazzo reale. Ovviamente non a me, ma alla socia che lo accalappia al lavoro 🙂 Un bel pezzettone di cartone patinato. Ci cade pero' l'occhio sugli sponsor dell'iniziativa, oltre alla regione c'e' una societa', la quientessentially, che si presenta subito come il posto migliore dove poter trovare le soluzioni ideali per sfruttare al massimo il proprio tempo libero oggi ormai cosi' scarso…

"in una societa' in cui il tempo rappresenta sempre piu' la vera risorsa scarsa per eccellenza, esso diventa di conseguenza anche il piu' ambito dei lussi. Quintessentially e' in grado non solo di condurla nel mondo del lusso piu' sofisticato, ma anche di risolvere alcuni dei vostri piccoli problemi (dove trovare un regalo all'ultimo minuto, una brava tata, la migliore palestra in citta'…ETC ETC) aiutandola a impiegare al meglio il suo tempo libero…"

A questo punto abbiamo deciso che si meritano solo la nostra merda. Parte cosi' la preparazione dei cacca cookie 🙂 Abbiamo fatto i dolcetti che dovevano essere belli marroni e anatomici.

125g burro
250g cioccolato fondente
270g farina
270g zucchero
vaniglia e un pizzico di bicarbonato (per rendere piu' digeribile la pastiglia 🙂

impastare e dare forma al dolcetto,
conservare in frigo per 10 min
infornare a 170 gradi per 20 min

Vestite con la maglietta Serpica Naro e con l'immancabile mascherina che ci ha accompagnate all'azione contro Coveri lo scorso anno, ci presentiamo a Palazzo Reale con un'ora di ritardo sull'orario dell'invito, ma, si sa, gli ospiti d'eccezione si fanno sempre attendere. La security ci guarda, ci chiede l'invito, noi diciamo di averlo (che per una volta e' vero), ma poi, sornioni, ci dicono che "si fidano di noi ragazze". Entriamo, saliamo su per le scalinate, mentre stiamo cercando di capire dove poterci imboscare per mettere i cacca cookie sui nostri vassoietti d'oro cercando di non dare troppo nell'occhio, ecco che appare lei, Vivienne!!!

Basta, non c'e' tempo, giu' le mascherine, fuori i dolcetti, fuori la telecamera (eh, siamo organizzate 😉 e chiamiamo la star: "Vivienne we've got something for you!" Lei si gira e chiede se sono con la marijuana… mi ha colta in contropiede, lo devo ammettere, ma lei va avanti e prende il dolcetto e se lo mangia sorridente. Basta, ormai siamo sdoganate e si avventano gli altri ospiti sui dolcetti, un pazzo si mette in posa di fianco a me e mi dice di sorridere alla telecamera della tv… scene assurde, i cacca cookies hanno un successo inaspettato e travolgente… ma ecco che arriva Sgarbi: "Assessore vuole un dolcetto anche lei?". Sgarbi e' l'unico che riconosce subito il significato del dolcetto "ma sono a forma di merda!" Eh, Assessore, ci voleva un critico dell'arte come lei a riconoscere siffatte fattezze. A quel punto continua l'assalto alle merdine, una signora se ne e' ingurgitati almeno tre, tant'e' che le abbiamo proposto di portarsene via qualcuno dato che mangiar merda le piace tanto "Eh, lo vorrei tanto, ma ho la borsetta troppo piccola". Ma non abbiamo mica finito: parte la distribuzione di santini di San Precario e di pochi, lo dobbiamo ammettere, adesivi di Serpica, ma a lei, a Vivienne riusciamo a dare tutto 🙂

A breve il video che espanz sta ultimando :)))

Tnx to Citto che ci ha accompagnate :)* 

 

 

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sara’, ma mi succede sempre in quella via

Il fatto e' che ogni giorno che devo venire al lavoro la mia fantasia (chiamiamola cosi') inizia a produrre immagini e storielle nella mente. Sempre diverse, per carita', ma alla fine mi immagino sempre che succeda qualche sopruso aperto, qualcosa che alla fine mi liberi dal posto di lavoro. Non posso licenziarmi (cioe' posso, ma poi sarebbe un casino inenarrabile), anche se tanto a natale mi scade irreversibilmente il contratto e quindi vabe', non ho niente da aggiungere.

Odio, ormai credo proprio di si', questo lavoro di merda in universita'. Me ne fanno di tutti i colori, ma nulla che possa essere apertamente dimostrato. Ogni cosa – dal contratto al confronto quotidiano – non e' mai abbastanza attaccabile legalmente cosi' da poter fare una bella causa qua proprio nell'universita' del prof. Ichino. Sara' che sono per la maggior parte docenti di diritto con annessi studi legali (uno mi propose anche di andare a fare la sua segretaria, ma tendo a rimuovere istantaneamente la cosa) e quindi stanno sempre attenti a quello che dicono e fanno.

Percorro via Passione, si', anche il nome mi irrita ormai, e entro nella porta per il personale, penso se far finta di essere di nuovo studente mentre guardo questo cortile che mi sembra non abbia piu' nemmeno un'anima, un bel niente.

Oggi, nella storia che ho iniziato a produrre automaticamente mentre ero in metropolitana, mi trovavo nel corridoio del dipartimento, bianco, spoglio, impersonale. Le solite facce, anzi, oggi di piu', perche' c'e' il consiglio di dipartimento e quindi si fanno vedere i gran lavoratori. Ho immaginato di incontrare un prof. che ha l'ufficio proprio di fianco al mio e che in quasi due anni non ho mai visto in faccia, evidentemente facciamo orari diversi…lui lavorera' di notte. Mi e' venuto in mente proprio lui perche' l'altro giorno mi ha lasciato in casella un suo articolo e un biglietto con su scritto "con i migliori saluti".

Scene di gente che cammina nel corridoio stile shining e la direttrice che perde la testa e che mi molla un ceffone. Io piombo nel set di un telefilm e chiamo il "mio" avvocato dopo aver cercato il suo numero fra i messaggi ricevuti negli ultimi due mesi, perche' ovviamente mica l'ho messo in rubrica. Ritorno alla realta' mentre spingo la porta che mi porta nel corridoio, ma il sogno va avanti e inizio a discutere fra me e me se dire alla schiaffeggiatrice "hai pisciato fuori dal vaso", ma mi pare poco adatto, allora "sarete tutti chiamati a testimoniare", mmm, non ci siamo, "… (silenzio fiero con sguardo sornione)"… ma ecco che la porta e' chiusa a chiave e devo entrare prima che qualcuno inforchi gli occhiali e si accorga che non sono una rara studentessa, ma io e che quindi gli venga in mente di chiedermi qualcosa, maledizione alle borse senza tasche, mi nascondo dietro un ragazzo al quale ho detto che non si doveva spostare, trovo le chiavi, entro e guardo l'ora.

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heiligendamm, note a margine del 6

In realta’ la giornata e’ iniziata la sera del 5 in giro a cercare di capire come realmente sarebbero andate le cose. Chiaramente ha diluviato e quindi la gita nei campeggi e’ stata fangosa. Nella testa mi dico sempre che alla fine e’ meglio rimanere a dormire al mediacenter, anche se, essendo una scuola, mi fa venire alle volte brutti presagi.

Il campo di Rostock era un acquitrino. Ci dormono in tanti e anche gli altri due campi (Wichmannsdorf e Reddelich) sono pieni. Alla fine fra sorrisi serrati, frasette a meta’, aspetta che mi allontano un po’ e dico a lui che poi dira’ a te, che poi chissa’. Vabbeh, nulla era chiaro. Il gruppo Noialtr* ha deciso di unirsi all’azione del campo Reddelich per una serie di motivi fra cui un paio di persone conosciute nelle quali si riponeva (a ragione) gran fiducia e poi perche’ fra gli abitanti del campo, e quindi dei blocchi che sarebbero partiti da li’, c’erano anche gruppi internazionali interessanti. Sveglia alle 6:30 per essere la’ presto, prima del meeting point alle 8. Ai piedi del sacco a pelo ci siamo trovati un biglietto che ci diceva nuovamente appuntamento e orario, chissa’ chi l’ha mollato. Comunque si parte e si arriva senza essere fermati. Azzardo un caffe’ orribile con cibanza che alla fine non mi soddisfa nella immancabile Backerei vicino al campeggio di Reddelich. Mi torna il sonno e mi sento sfasata rispetto agli altri, che non sono agitati dato che e’ tutto tranquillo, ma che non hanno il mio stato comatoso…ma l’adrenalina non la produco io?!

Arrivano le persone conosciute che ci portano news sui piani della giornata: esce dal campeggio il blocco g8 e silenzio sui gruppetti sorpresa. Torno verso la strada, la Polizei si fa vedere: da un lato una macchina e dall’altro una camionetta con qualche passaggio di macchine della Polizei sulla strada che rallentano in prossimita’ dell’ingresso del campo. Ne passa una proprio mentre faccio la piccola vedetta e un tipo tutto nero si versa una bottiglia d’acqua in testa e manda i bacini alla Polizei. Vicinino a lui, seduti fra le macchine e sotto una tettoia, gruppetti di altri neri sorridono sarcasticamente verso le divise verdi che passano. Torno dal gruppo Noialtr* (che poi siamo noi) e vado a fare la vedetta dentro al campo e ne approfitto per prendere un altro caffe’ di merda, che il sonno non mi abbandona e la fame arriva, ma non al punto da farmi prendere pane e salame alle 8:30 del mattino.

Si parte 🙂 Ci infiliamo nella fiumana di gente che esce dal campo Reddelich e ci immergiamo subito nella campagna circostante. La direzione e’ la barriera della zona rossa.

Inizia cosi’ il pellegrinaggio nella campagna tedesca. Si corre a tratti e poi ci si ricompatta: ringrazio piu’ volte mentalmente la mia prof. di tedesco del liceo che ci faceva studiare il glossario a memoria e che incredibilmente mi e’ rimasto vagamente stampato in testa, beh, capire quello che urlano mi fa piacere! Fa un caldo pazzesco e sono supercoperta, ma non so dove mettere le duemila maglie che ho addosso e quindi soffro in silenzio. Ci immergiamo nei campi di piselli, altri dicono di fagiolini – non mi sono minimamente posta domande botaniche -, ma che comunque sono davvero alti. Bene, alla brutta mi spiaccico li’ sotto e chi mi vede piu’!

Dai campi entriamo poi nel bosco, che mi piace ancora di piu’ dato che e’ all’ombra, ma soprattutto perche’ gli elicotteri non ci vedono. Finisce la festa e ritorniamo a nuotare nei campi. Vabe’, mi sentivo una mondina… In tutto questo capisco quello che non mi era molto chiaro la sera prima e cioe’ la strategia dell’azione: essere un gruppone che poi si divide in cinque dita che corrono verso la zona rossa in modo da rendere piu’ difficile l’accerchiamento della Polizei. Mi infilo nel dito verde (che sarebbe dovuto essere l’anulare) e quindi seguo la bandiera verde, poi ci sono quello rosa, giallo, azzurro e arancione. Ogni dito ha una diversa strategia: c’e’ chi, arrivato alla zona rossa, si sarebbe dovuto sedere, chi si sarebbe alzato e seduto muovendosi… insomma, ci si poteva infilare in quello che piu’ si sentiva affine.

Nel frattempo, fra l’altro mente salivamo su una collinetta, sempre con la vegetazione ad altezza vita, riusciamo a vedere le colonne di camionette sulle strade che circondano i campi. Bene, almeno adesso si vede dove si e’ piazzata la Polizei, che sentire solo le sirene mi disturba. Arrivata in cima alla collinetta, dove c’e’ un casottino credo per il birdwatching, si capisce ancor meglio che sono molte le camionette e che noi siamo in mezzo al nulla.

Scatta il momento in cui si separano effettivamente le dita e ci infiliamo nel dito azzurro (quello che doveva essere mobile come atteggiamento). Ancora fatica per attraversare altri campi e arriviamo alla strada dove ci sono la Polizei e la barriera della zona rossa. Non ci posso credere che ci siamo arrivati e che ci siamo accanto. La Polizei l’abbiamo a destra e a sinistra. Davanti c’e’ un altro boschetto e dietro i campi da dove veniamo. Ma la cosa piu’ interessante e’ che accanto alla strada passano dei binari e che ci sono tanti sassi sui binari, quindi se ci attaccano non sara’ cosi’ semplice circondarci. La strategia della cinque dita verso la barriera non si verifica perche’ alla fine ci ritroviamo tutti assieme con la Polizei ai lati. Nessuno fa nulla, nessuno sembra aver voglia di cominciare. Si susseguono scenette con le povere mucche che si ritrovano a un certo punto fra Polizei e manifestanti e poi il momento da film: atterraggio di otto elicotteri nel campo dai quali scendono altri poliziotti. Poi sgambettano altri poliziotti ancora a cavallo. Ma nessuno fa nulla. La Polizei cerca di provocare passando a piedi accanto ai manifestanti che a questo punto si sono seduti. Il gruppo Noialtr* rimane sempre sui binari o molto vicino a loro (beh, non si sa mai che puo’ succedere e stare pronti e’ la cosa migliore). I momenti di tensione vengono disinnescati dai clown che inseguono i poliziotti facendo le loro scenette. Fa caldo, ho sete, si percepisce che la situazione sarebbe potuta rimanere cosi’ a lungo e cosi’ e’ effettivamente successo. Arrivano losche figure della Polizei che vengono a trattare coi manifestanti. A questo punto la scena pietosa: un manifestante da’ un papavero all’addetto trattativa della Polizei e lui se lo tiene in mano per un bel po’ facendosi inquadrare dalle telecamere della stampa mainstreem cosi’ da presentarsi come il buono della situazione. Il risultato della trattativa e’ che i manifestanti rimangono li’ dove sono, sono ancora li’ adesso (e’ mezzanotte passata). Il gruppo Noialtr* decide di andare ad esplorare altri lidi, vedere che succede altrove dato che le notizie che arrivano via messaggi al telefono dicono di scontri in altre zone e parlano di un alto numero di arresti. L’idea di tornare a farsi i 10 km nella natura viene bocciata, del resto siamo urbani e optiamo per la strada. Quindi si deve passare al fianco della Polizei. Si fa e basta. C’e’ una quantita’ di camionette incolonnate pazzesca, mai viste cosi’ tante. Passate loro a debita distanza eccoci di nuovo nel nulla cosmico… finalmente arriviamo alla minima urbanizzazione e, dopo esserci rifocillati, ci buttiamo di nuovo nel cammino per raggiungere la macchina che abbiamo mollato all’alba vicino al meeting point. Fatica, caldo, Polizei che passa (ma quanta ne deve arrivare ancora?), mezzi con su gli idranti posteggiati e pronti a muoversi (come effettivamente sarebbe successo) e noi a camminare e camminare. Si ferma una signora e ci offre un passaggio. Molto simpatica e un po’ eccentrica: al volante ha messo una copertura di pelo colorato, lei guida a piedi scalzi mentre si fuma un sigarillo toscano 🙂

Dopo un bel po’ arriviamo al mediacenter e non riusciamo ad andare da nessun’altra parte. Vedremo che fare domani, intanto adesso ci sono ancora persone li’ alla barriera della zona rossa di Bad Doberan dove c’era anche il gruppo Noialtr*. Le notizie sulle azioni di domani non sono lineari, ognuno riporta quello che ha sentito o che gli hanno raccontato. Vedremo come passera’ la notte.

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note a margine del 4

Piu' si va a nord e piu' il paesaggio diventa monotono, dopo mille chilometri in macchina forse non ne posso davvero piu', le notizie alla radio le capisco si e no, beh, Rostock, Polizei, Demonstranten con relativi numeri, verboten e non piu' verboten, peccato che non ho capito quale manifestazione non e' piu' proibita.. ma l'altro dorme o fa finta o cerca e alla fine le news finiscono e ritorna il tripudio pop anni ottanta di questo canale. Aspettero' di essere lassu', tanto sto proprio andando nel media center, dovrei andare nel posto giusto per capire meglio

  anche il clima non e' ospitale…        

nella specie di autogril iniziano anche a comparire sbirri come quello superpalestrato in maglietta a maniche corte che mi fissa mentre vado in bagno e si piazza davanti alla porta, beh, che ho fatto? Ho solo una cartina di Rostock in mano, ma non e' certo reato. Se ne e' andato solo quando mi sono messa il rossetto. Ecco, fare l'inaspettato come alla frontiera. Alla fine rimangono disarmati 🙂 Credo in ogni caso che nei prossimi giorni cambiero' strategia. Comunque alla fine arriviamo nella citta' della desolazione, Rostock. Il media center, al momento mi viene da chiamarlo "la tana", e' decisamente riconoscibile. E' ovvio che dopo che ho fatto cristare per trovare una presa anche a me, la mia spina non ci entra: ho bisogno di un adattatore e non c'e'. Vabbeh, vado in avanscoperta al supermercato dove siamo stati prima. Ah, esco in modalita' estiva dato che cinque minuti prima ci hanno detto che fermano le persone vestite di nero, magari col cappuccio e quindi niente felpa. Chiaramente al supermercato non hanno l'Adaptor: ecco che inizia il mio peregrinaggio verso l'ignoto. Mi danno indicazioni, mi fissano, cos'hanno poi da fissare lo sanno solo loro. Beh, potrei benissimo essere una degli immigrati turchi, non sono un sacco i Turchi in Deutschland? Poi non siete mica tutte bionde! Fa un freddo, umidita' pazzesca, goccioline di merda e sti qua che mi fissano fino a che le case si fanno rade e inizia la zona industriale. Mi hanno detto "alla terza svolta a destra", peccato che fra la prima e la seconda e poi la mitica terza ci siano i chilometri. Beh, vedo il "toom", una specie di brico e trovo il mio adorato Adaptor. Il ritorno ha avuto il suo momento di panico dato che ho deciso di fare la scorciatoia che per una che ha un senso dell'orientamento basso e' stato davvero un azzardo. Chiaramente credevo di essere finita in Danimarca finche' non ho sentito gli autoparlanti alla fermata dell'autobus che avvisavano che il percorso sarebbe stato deviato a causa dei Demonstranten. Adesso mi mettero' a fare qualcosa di utile 🙂

 

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