Mahmoud Darwish

Ci sono serate dedicate alla lettura e ai pensieri. Stasera mi e’ venuta una gran voglia di rileggere i versi di Mahmoud Darwish, un poeta che mi ha tenuto compagnia in giornate difficili in Medioriente.

"Amiamo la vita, se possiamo averla"

Mi ero portata dietro due libri quando sono partita, uno era una raccolta dei suoi versi. Quell’esperienza ormai lontana mi ritorna spesso addosso in modo cosi’ vivido insieme alla promessa del ritorno. La lettura mi rilassava e alternavo forsennatamente autori delle due parti di territorio straziato. Ho regalato la mia raccolta a un ragazzo palestinese che voleva imparare un po’ di italiano, mi era sembrata una buona idea dato che i versi di Darwish li conosceva molto bene 🙂

Darwish e’ morto il 9 agosto. Al Festival palestinese della letteratura ha detto "sappiate che siamo ancora qui; che siamo vivi"…

In rete ho trovato che fra poco, il 5 ottobre, il Festival internazionale della letteratura di Berlino ha promosso una giornata di letture di Darwish.

Per chiudere queste poche righe ci vuole una sua poesia, ne ho scelta una scritta nel 1964

Carta d’identita’

Ricordate!
Sono un arabo


E la mia carta d’identita’ e’ la numero cinquantamila
Ho otto bambini
E il nono arrivera’ dopo l’estate.
V’irriterete?
Ricordate!
Sono un arabo,
impiegato con gli operai nella cava
Ho otto bambini
Dalle rocce
Ricavo il pane,
I vestiti e I libri.
Non chiedo la carità alle vostre porte
Ne’ mi umilio ai gradini della vostra camera
Perciò, sarete irritati?
Ricordate!
Sono un arabo,
Ho un nome senza titoli
E resto paziente nella terra
La cui gente è irritata.
Le mie radici
furono usurpate prima della nascita del tempo
prima dell’apertura delle ere
prima dei pini, e degli alberi d’olivo
E prima che crescesse l’erba.
Mio padre…viene dalla stirpe dell’aratro,
Non da un ceto privilegiato
e mio nonno, era un contadino
ne’ ben cresciuto, ne’ ben nato!
Mi ha insegnato l’orgoglio del sole
Prima di insegnarmi a leggere,
e la mia casa e’ come la guardiola di un sorvegliante
fatta di vimini e paglia:
siete soddisfatti del mio stato?
Ho un nome senza titolo!
Ricordate!
Sono un arabo.
E voi avete rubato gli orti dei miei antenati
E la terra che coltivavo
Insieme ai miei figli,
Senza lasciarci nulla
se non queste rocce,
E lo Stato prenderà anche queste,
Come si mormora.
Perciò!
Segnatelo in cima alla vostra prima pagina:
Non odio la gente
Né ho mai abusato di alcuno
ma se divento affamato
La carne dell’usurpatore diverrà il mio cibo.
Prestate attenzione!
Prestate attenzione!
Alla mia collera
Ed alla mia fame!
 

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