I dead man walking che governano. Mubarak è uno di questi. Sconfitto dalla vecchiaia, dalla malattia, dal potere che non rappresenta più. E’ rottamato dalle diplomazie internazionali (l’Italia ancora non ho capito che posizione abbia, ma effettivamente ormai non c’è tanto da informarsi, Frattini sarà forse tornato a Santa Lucia? e il Presidente del Consiglio lo starà chiedendo alla nipote di Mubarak, lui del resto parla sempre al popolo e per il popolo), perché il potere non guarda in faccia nessuno e questo è l’aspetto più interessante. Ai grandi del mondo, in primo o secondo piano senza i riflettori, non interessa nulla delle persone, delle popolazioni, dei bisogni, della democrazia etc, ma della stabilità a loro funzionale. Mubarak non lo è più.
Su Al jazeera i Fratelli Mussulmani non si sono sbilanciati. Forse non vogliono dare un appiglio alle democrazie occidentali che potrebbero gridare al pericolo di un’estremizzazione islamica in Egitto. Appoggiano El Baradei, che fra l’altro catalizza il fronte laico.
Chissà se ci sarà la one milion march. Era dai tempi di Nasser che non c’era per strada così tanta gente. Dà adrenalina seguire scampoli di notizie che raccontano la voglia di molte persone a reagire in un modo o nell’altro. Da un lato l’umanità viva, dall’altro i blasonati esperti di politica internazionale che fanno a gara nel dipingere il prossimo scenario: 1. potere ai militari che accompagnano la transizione, 2. governo di unità nazionale, 3. Mubarak rimane. Mentre loro dipingono scenari, Mubarak potrebbe scappare planando in Israele. E questa è davvero pazzesca. Intanto io sogno l’apertura del confine Gaza-Egitto.
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