Luoghi

Ci sono luoghi che ti succhiano tutto quello che hai dentro, che hanno poteri misteriosi e negativi. Lo sai eppure non riesci a mettere in campo difese adeguate che conosci e che ti continuano a suggerire. Altri, nell’altrove, hanno invece tutta la felicità che meritiamo.
Nero e Beirut ne hanno già accennato dei particolari :*
Intanto aspetto che passino le ore che mi separano dalla vita.

 

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Zucchine terroriste, pomodori zingari, girasoli armati

Ecco, effettivamente si sono presentati per sgombrare il giardino abusivo. Che pericolo che sono i fiori e gli ortaggi a Milano…
Il playground è un brandello di terra popolato di piantine, nato grazie all’idea lanciata da chi ha forse ancora un po’ a cuore questa città di merda.

Giardinieri e vigili sono arrivati effettivamente stamattina, nel report del playgrounci saranno dettagliate foto dell’ispezione sotto le foglie delle zucchine… chissà cosa nascondono!

In ogni modo, per il momento lo sgombero è rimandato con buona pace di qualche vicino che ha fatto partire la denuncia per schiamazzi. Secondo me sono i girasoli quelli che fanno più casino, ma penso si possa aprire un dibattito.

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Colpi su colpi

Stamattina faceva decisamente fresco. Quelle piccole cose che possono far iniziare la settimana vagamente meglio del previsto. Pensieri sparsi e inconsistenti: “magari compro l’anguria”.
Peccato che sulla metropolitana ci fosse il riscaldamento acceso: un supplizio per tutti. Non me ne sono accorta subito forse perché, per evitare di iniziare a odiare tutti di prima mattina, ho deciso di distrarmi concentrandomi sul colpo di stato in Honduras, boo, è probabile che mi fossi acclimatata con il caldo latino.
La gente intorno a me subiva lamentandosi in silenzio, subire sembra essere l’unica via da queste parti… chissà se ci fosse un colpo di stato qua?! Qualcuno dice che corriamo questo pericolo, io non ci credo per niente: non ce ne è bisogno.
Seguiamo dunque  quello che succede in Honduras, dove un ricco presidente del partito liberale ha come migliori amici Hugo, Daniel, Evo e Raul.
Zelaya stava cercando di cambiare qualcosa nel sesto stato che ha aderito all’ALBA legandosi così sempre più al Venezuela. Il messaggio a chi va contro è e rimane “hay cosas que no se tocan”: agli occhi dell’oligarchia locale Zelaya è diventato un líder pericoloso.
Nel frattempo tutti condannano meno la Chiesa cattolica hondureña che ha dato pieno appoggio al golpe militare. Ripenso all’Argentina.

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Ma chi e’ un hacker?!

hackmeeting.org

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Infine Mayday009

Non ho ancora scritto nulla della Mayday di quest’anno, stavo anche per saltare ormai più per pigrizia che per altro. Ma sul desktop la cartella mayday009 mi guarda ogni volta che inizio a fare qualcosa. L’attenzione si è rivolta più ai comunicati che alla realtà nel bene e nel male. In ogni caso a breve si farà qualcosa di concreto e vediamo se ci sarà la volontà da parte degli attivisti/e da tastiera di avviare un percorso o meno.
Quando ripenso al primo maggio, mi passano davanti agli occhi molti momenti, ne scelgo uno: una giornalista mi stava intervistando, c’era un casino pazzesco e allora le ho proposto di entrare in un ristorante giapponese con la serranda mezza abbassata. Alla fine abbiamo convinto le giappe del ristorante e farci stare dentro per parlare della precarietà, nello specifico, della mia precarietà. A microfono spento, ma la tentazione di farlo durante la diretta è stata forte, le ho chiesto quale fosse il suo contratto: bene, precaria senza molte prospettive al momento. Ecco, alla Mayday si porta in strada la precarietà, il primo maggio è la festa dei lavovatori, la Mayday è la festa dei precari e delle precarie.
Ma cosa si fa alla Mayday?
Il Santo si prepara…

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Il gioco della crisi e le scatole cinesi

Ma se il capo dice che ha dei problemi col suo pc, in particolare pare abbia perso della posta arretrata, la brava dipendente chiama il tecnico informatico per risolvere il problema. Io non avevo mosso un sopracciglio quando The P. ha detto dalla sua stanza che aveva problemi col pc (voglio dire, o mi chiedi qualcosa oppure per me e’ come se tu stessi dicendo "oggi fa piu’ caldo!"), ma la mia collega si era data da fare.

Bene.

Dopo qualche giorno arriva il tecnico (adesso) e porta via il computer di The P. perche’ trasferisce altrove il suo ufficio. Chiaramente noi non ne sapevamo nulla. La mia collega ha l’occhio pallato e io passo dai pescetti colorati alle farfalle, che devo fare? Giochiamo alla crisi?

 
 

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Play the ground

Espanz mi ha preceduta nel racconto della giornata di sabato, del resto io sono qua a presidiare l’ufficio e a sorreggere i vari licenziati. Ieri nero su bianco e’ stato scritto che saro’ la segretaria-addetta stampa-aggiornatrice di parte del sito- centralinista (donna delle pulizie forse anche) di una societa’ che da meta’ aprile diventera’ virtuale. Ma torniamo ai bulbi e ai semini di quel di via Torricelli, cosi’ se qualcuno ci passa puo’ anche annaffiare 🙂

La cosa che mi colpisce di piu’ degli abitanti di Milano, veraci o trapiantati che siano, e’ che chiamano "parco" delle superfici di verde davvero irrisorie. Questo e’ evidentemente un problema: chi vive da queste parti non e’ abituato a vedere il verde. Ce ne e’ cosi’ tanto la mancanza, che un’aiuola fa gia’ verde pubblico. E poi ci stupiamo di fior di architetti che progettano palazzi sopra a giardinetti dicendo che il verde del futuro e’ verticale. Insomma, dei bei vasi a cascata dal decimo piano fino a terra sono verde pubblico. 
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Cavilli licenziabili

Dalla sera alla mattina arriva The President e dice che chiude il posto dove lavoro da un mese e mezzo. Poi mi chiedo se chiude la societa’ numero 1, la societa’ numero 2 o quella numero 3. Gia’ perche’ io sono assunta dalla numeo 2, gli altri dalla numero 1 e quelle della numero 3 sono venute a misurare gli armadi per vedere cosa si possono portare via. E pensare che i dipendenti siamo in 4 in totale e impegniamo cosi’ tante societa’…

Io guardo i pescetti colorati. Prima di guardare i pescetti ero tanto depressa, ma dopo che siamo stati tutti licenziati, dopo aver fatto passare quel giorno e mezzo di panico e fuori dall’orario di lavoro, la sera… insomma mi chiama The P. per dirmi che sono un cavillo legale e che il mio contratto a 6 mesi non lo possono interrompere. Mbe’, bene… cosi’ pare. Mi sposteranno da qualche altra parte, nella societa’ numero 3? Oppure nella numero 4 che sta in un altro palazzo? Nel frattempo speriamo che le poste italiane ritardino e si comportino nel modo in cui l’italiano medio pensa al servizio postale: non efficiente. Gia’, perche’ se non ci arrivano entro oggi le lettere di licenziamento, si posticipa tutto.

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Desaparecidos, i limiti della decenza

Così un noto giornalista nonche’ autore, Horacio Verbitsky, commenta su el Pagina l’ennesima uscita nera di Berlusconi. Ricordo mio zio che leggeva un suo libro, era un pomeriggio caldo e silenzioso e io sbirciavo la quarta di copertina, mentre mi sventolavo con una delle centinaia di copie di articoli degli anni della guerra sporca che avevo fotocopiato alla biblioteca del Congreso di Buones Aires.

Ma io che dico a chi mi chiede dall’Argentina spiegazioni? Che agli
italiani scivola tutto addosso… che a chi era presente mentre si
scherzava su una delle piu’ grandi tragedie del Novecento – meno un
giornalista dell’Unita’ – non ha registrato la cosa. A nessuno dei
presenti meno uno!? Certo, mentre un tribunale italiano sta cercando di
processare Massera, il capo del governo"toma todo eso por un chiste".

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In pezzi

Giorni pieni, giorni di fucilate ai pezzi di Milano che resistono alla tabula rasa della citta’.
Non mi aspettavo tante persone al corteo  – ma forse sono pessimista di mio – per Cox18 e siamo solo all’inizio. Anche oggi c’era un presidio. Vedo molta determinazione nelle persone che ho incontrato per strada nei giorni scorsi e non posso che prendere forza da quest’atmosfera. Si va avanti.
Oltre al Conchetta, questo sabato sono anche andata con poco entusiasmo e carica di sentimenti contrastanti in Pergola, dove ho vissuto per qualche anno nella comunita’ che non c’e’ piu’. Un posto diverso da quello che era poco tempo fa, ma, anche se le stanze erano svuotate di quello che fisicamente ci avevamo messo dentro, i muri parlavano e proiettavano immagini bellissime nella mia mente. Me ne sono andata coi fuochi d’artificio e complimenti a chi ha insistito per farli. Una fine esplosiva.


Mi piace ricordare la porta verso la libreria che apriva un pezzo di mondo nostro e il terrazzo dei panni del Postello coperto di neve qualche giorno addietro.
Mi sembra di fare un bollettino di guerra, ma domani mattina l’appuntamento e’ all’Ambulatorio medico popolare in via dei Transiti dalle 6 del mattino sia mai che la fame di sgomberi non si sia ancora placata.

 

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