Mahmoud Darwish

Ci sono serate dedicate alla lettura e ai pensieri. Stasera mi e’ venuta una gran voglia di rileggere i versi di Mahmoud Darwish, un poeta che mi ha tenuto compagnia in giornate difficili in Medioriente.

"Amiamo la vita, se possiamo averla"

Mi ero portata dietro due libri quando sono partita, uno era una raccolta dei suoi versi. Quell’esperienza ormai lontana mi ritorna spesso addosso in modo cosi’ vivido insieme alla promessa del ritorno. La lettura mi rilassava e alternavo forsennatamente autori delle due parti di territorio straziato. Ho regalato la mia raccolta a un ragazzo palestinese che voleva imparare un po’ di italiano, mi era sembrata una buona idea dato che i versi di Darwish li conosceva molto bene πŸ™‚

Darwish e’ morto il 9 agosto. Al Festival palestinese della letteratura ha detto "sappiate che siamo ancora qui; che siamo vivi"…

In rete ho trovato che fra poco, il 5 ottobre, il Festival internazionale della letteratura di Berlino ha promosso una giornata di letture di Darwish.

Per chiudere queste poche righe ci vuole una sua poesia, ne ho scelta una scritta nel 1964

Carta d’identita’

Ricordate!
Sono un arabo

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Cina finalmente :)

Sono tornata da piu’ di un mese dalla Cina, il tempo passa πŸ™‚

Quest’immagine mi sembra un buon inizio, ho chiesto a nero di farla, perche’ la mia macchina fotografica non era in grado di sfidare la luminosita’ avversa di quella galleria al 798, che e’ un enorme spazio ora diviso in moltissime gallerie d’arte, alcune belle, altre meno… ce ne erano anche due di italiani: ne ho vista una, orrenda. L’altra non e’ stata considerata in modo arbitrario e preventivo! 

Questo e’ l’ingresso di un altro spazio espositivo, sinceramente non ricordo se mi sia piaciuto o meno, ma l’ingresso prometteva bene!

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Si parte :)

Finalmente si va via!

Lei e’ una bambina del campo rom di Triboniano, l’ultima cosa bella che ho visto πŸ™‚

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Ancora mayday… del resto si e’ detto che sara’ una long long mayday

Il tempismo non e’ il mio forte, ho dei seri problemi con lo scorrere del tempo e quindi faccio parecchie cose in ritardo πŸ™‚  E’ comunque vero che si e’ aperta la long long mayday nell’idea di continuare il percorso della parade durante tutto l’anno con iniziative e riflessioni che stendano quel filo che si e’ srotolato il primo di maggio e quindi alla fine non mi sento cosi’ tanto in ritardo mentre scrivo queste due righe. Guardando avanti partendo da dei punti messi in luce durante la parade, come City of Gods,la free/free press precaria, il protagonismo dei migranti e delle migranti, la bella sorpresa del carro delle donne novaresi (mitiche!), oltre a tutti i carri di intelligence precaria e in generale di chi e’ venuto in strada per dire qualche cosa. E’ inutile stare qua a fare la lista della spesa, sono troppi e ben venga che sia andata cosi’. Un ricordo speciale anche al carro ecologico, fichissimo, che potrebbe anche essere preso come esempio virtuoso per l’anno prossimo πŸ™‚

Mi va anche di aggiungere questo messaggio arrivato da San Francisco da parte di Valery che abbiamo conosciuto quando ci ha parlato della campagna Justice for janitors 

"Aqui te va un mensaje para mandar a l@s companer@s de Italia:

Dear brothers and sisters of the immigrant rights movement in Italy,

We communicate to you with much love and solidarity from San Francisco,
California to wish you a powerful International Workers’ Day!  In the
United States, immigrant communities continue to struggle against raids
and deportations, worker exploitation, and in favor of legalization and
full rights for our communities.  We understand that the attacks against
migrants are the symptoms of a global economic system that is based on
neo-liberalism, free trade agreements and profits, not one that is based
on human rights.  Millions are forced to uproot themselves from their
loved ones and their homes, to risk their lives, simply because they
can’t support their families in the context of economic desparation. We
will continue to expose the imperialism of U.S. companies and the U.S.
government for causing these things.  On May 1, we are also marching and
protesting to end the imoral wars in Iraq and Afghanistan. Today, we
march together with you and the rest of humanity who want to see a
different world.

In Solidarity,
Immigrant Rights movement in San Francisco, California"

 prima… 

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Making of Mayday 008

Ogni anno il 30 aprile e’ una giornata da incubo, manca tutto quello che, vista l’esperienza dell’anno precedente, era stato deciso di fare prima. Ma chissa’ come mai alla fine rimane da fare. Io mi butto nella squadra allestimento che vuol dire soprattutto striscioni. La tecnica e’ ormai acquisita, ma rimane comunque lenta, troppo lenta, tant’e’ che fino a notte si sta li’ ad attacare roba.

Quest’anno abbiamo fatto tre muri di schermi per il carro city of gods & piacentini. Ovviamente gli schermi non erano veri, non abbiamo ancora conquistato il ministero dell’informazione e quindi e’ stato il solito tour stampa-taglia-posiziona-incolla-stai attenta che e’ storto-stendi-asciugati-non ti strappare πŸ™‚

Beh, anche qualche scritta bisogna pure farla, dei due striscioni
mancanti uno proprio non ci veniva, nemmeno con una bottiglia di rum la
fantasia si e’ espressa, nemmeno rileggendo i city vecchi, nemmeno
cercando di focalizzare le parole chiave, nemmeno col ripescaggio degli
anni precedenti. Ma alla fine erano due, grazie all’illuminazione della
mattina del primo maggio, ebbene sì, alle dieci di mattina di nuovo lì
a tagliare, incollare etc… 

 

Finche’ alla fine si parte col carro per approdare in piazza xxiv maggio. L’autista e’ sempre un elemento x, arrivano spesso dei pazzi furiosi, quello di quest’anno e’ stato bravo, arg, non mi ricordo il nome, aveva un’unica pecca: da viale monza a piazza xxiv maggio e’ andato come una scheggia impazzita. Abbiamo preso quasi tutti i semafori rossi, lui andava serafico sbattendosi di tutto e di tutti, e per fortuna non avevamo attaccato tutti gli striscioni che ci sarebbe volato tutto via!

 

to be continued… 

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Paris

Tutto inizia una mattina all’alba quando la mia sorellina parte per Paris. Sono passati mesi ormai e se la spassa alla grande e ci mancherebbe pure! Del resto non e’ difficile venendo da una citta’ squallida  come Milano, che esulta per  l’expo perche’ arriveranno  milioni e milioni da spendere. Un sacco di cantieri apriranno per costruire chissache’, sicuramente poco, molto poco per  gli abitanti. Oggi c’era la sfilata di Letizia per le strade della citta’ che salutava la cittadinanza esultante per la grande vittoria… 

Questo e’ quello che si vede dal suo micro appartamento. Vive in cima alla tipica casa francese, per arrivare su ci sono delle spietate scale in legno strette strette, ma da li’ domina le prime strade di Belleville, o meglio, i primi tetti. A godersi il paesaggio c’e’ un simpatico cactus del padrone di casa che pare sopravvivere dignitosamente al clima piovoso della citta’. 

Tuttosommato Belleville e’ rimasta ancora popolare come la ricordavo, parecchi pazzi in giro che mettono sempre allegria, un sacco di negozi e locali a costi contenuti. E per fortuna visto che Paris e’ carissima. Un posto rimasto stupendo e’ la Rotisserie di rue sante marthe dove si puo’ andare a mangiare a pranzo e cena condividendo i pochissimi posti a sedere con gli altri. Nel fine settimana la gestiscono delle ragazze molto carine che riappacificano con l’ostilita’ ostentata dei parigini nei confronti degli italiani, mentre durante la settimana ci lavorano due africani. Il posto infatti finanzia vari progetti di microcredito in paesi africani. Quando sono stata li’ io i due paesi interessati erano la Somalia e il Mali.

Mangiando il loro menu’ fisso a dieci euro (tre piatti portano!) e bevendo bicchieri di vino a un euro si partecipa ai progetti in corso. Mentre ero li’ pensavo alla pubblicita’ che da noi stanno facendo di Benetton che insieme a Yousson N’Dur finanzia il microcredito in Africa con quelle orrende foto, e poi, sentir parlare di Benetton come di un benefattore mi vengono i brividi.

 

In realta’ ho fatto finta di essere una studentessa e sono entrata liberamente in vari posti. Ad esempio i musei aprono gratis agli studenti le loro sale una sera la settimana, dalle 18 alle 24. Ne ho approfittato anche perche’ gli acquazzoni erano frequenti e quindi mi rifugiavo fra quadri, sculture, installazioni. Al Centre Pompidou c’e’ una parte dedicata a chi vuole studiare o semplicemente informarsi su artisti dove ci sono varie postazioni nelle quali si possono visionare materiali d’archivio, video per ogni autore, curiosita’ varie che mi ha fatto venir voglia di studiare. Sono rimasta li’ incollata per un bel po’ con le mie cuffie, insomma una figata unica πŸ™‚ Poi a me la struttura del posto piace un sacco e andavo su e giu’ nei tubi incrociando sculture curiose esposte nella parte all’aperto dell’ultimo piano.

 

Non volevo fare la classica visita per la citta’ anche perche’ non era la prima volta che ci andavo, ma andando in giro si capita anche nei luoghi piu’ turistici e poi a me la torre piace!

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How to marry a millionaire

Visti i tempi che corrono ritorna in auge il film How to marry a millionaire.

La ricetta di Berlusconi contro la precarietà a una precaria "Cerchi di sposare il figlio di Berlusconi o qualcun altro del genere milionario, con quel sorriso se lo può permettere".

Fa sempre piacere sentire i leader politici proporre ricette e strategie per governare, sentire che sono in sintonia con la società, che sanno il significato delle parole che usano nei discorsi agli elettori. Ieri c’era una nordamericana intervistata in una radio e lei si stupiva del grande interesse italiano per le elezioni presidenziali del suo paese che si svolgeranno fra mesi, mentre gli italiani andranno al voto fra solo un mese. Yes, week end… 

 

 

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Donne decise

Con il consueto ritardo apro il blocchetto sul quale annotavo pensieri di donne che l’8 marzo hanno deciso di partecipare al gioco dell’oca inkazzata organizzato dalle maistat@zitt@ a milano

A: Come hai saputo di questa iniziativa?

B: Da noblogs.

A: Perchè hai scelto di venire qua e non andare alla manifestazione organizzata da Usciamo dal silenzio?

B: Non mi sento molto sulla linea dei sindacati, mi sembra strano trovarmi personaggi che sono andati al family day a una manifestazione per la 194.

A: Come hai saputo di questa iniziativa?

B: Da un’amica.

A: Perchè hai scelto di venire qua e non andare alla manifestazione organizzata da Usciamo dal silenzio?

B: Le manifestazioni organizzate dai sindacati o dai partiti sono poco creative e poi o ti allinei a loro o…

A: Da dove vieni?

B: Sono in trasferta da Bergamo, ma studio in Statale a Milano.

A: Ci sono dei gruppi femministi in Statale, li conosci?

B: Poco e comunque sono andate all’altro corteo.

A: Come hai saputo di questa iniziativa?

B: In rete.

A: Perchè hai scelto di venire qua e non andare alla manifestazione organizzata da Usciamo dal silenzio?

B: Questa mi sembrava più in sintonia con la realtà, è più giusto essere qua in Papiniano dopo i fatti dell’Esselunga.

Nel tran-tran quotidiano di un sabato pomeriggio, nel bel mezzo
dell’affollato mercato di viale Papiniano a Milano si è presentata
un’oca molto inkazzata per rendere pubblica/far sentire la sua voce/ la
sua ribellione//la sua protesta contro i continui attacchi alla sua
libertà e autodeterminazione da parte di chiesa/istituzioni/ politici/
mariti/ famiglie/forze dell’ordine.
L’oca incazzata voleva anche  confrontarsi, riconoscersi e allearsi con le "sue simili". Si è allestito in piazza un grande gioco dell’oka inkazzata, un gioco
nel quale con ironia (ma fino a un certo punto…) si sono rappresentati
gli infiniti ostacoli che ogni donna incontra nei diversi momenti della
sua vita (dalla scuola al lavoro, dalla chiesa alla famiglia), le
violenze, i soprusi e le vessazioni che troppo spesso siamo costrette a
subire, le strategie di sopravvivenza quotidiana che ognuna mette in
campo per riuscire a tenere insieme tutti i pezzi, la potenza del
collegarsi alle altre. 

Alcune caselle:

 

 

 

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Miracolo a Milano, l’apparizione di San Precario

La scorsa notte il Santo e’ apparso sui muri della citta’ :))) e questa sera festeggia il suo compleanno al Boccaccio di Monza!

  

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The importance of being pomelo :)

La grande gioia nell’aver trovato questo meraviglioso frutto che qua non si mangia, chissa’ perche’. La forunata scoperta l’ho fatta in Medioriente. A dire il vero era uno dei soliti giorni in cui io cercavo di non farmi saltare i nervi. Alisa a un certo punto mi ha chiesto se volevo assaggiare questo frutto gigante che aveva in mano, beh, ne aveva portato meta’ al lavoro. Io accettai dato che adoro gli agrumi soprattutto se sono gialli. La grande gioia delle papille gustative ha fatto il resto πŸ™‚ 

A dire il vero il pomelo (nome che ho scoperto solo poco tempo fa) dato che lo chiamavo in altri due modi che ovviamente non ricordo piu’…  era diventato un frutto politico. Poveraccio sto pomelo. Allora, il signor Diane sosteneva l’essere kosher del pomelo. A parte che e’ un’affermazione che non ha proprio senso ed e’ sbagliata, pero’ da’ l’idea, secondo me, del piccolo fanatismo quotidiano che serpeggia da quelle parti. Poco tempo dopo, mentre andavo a prendermi una boccata d’aria a Jaffa dopo una giornata chiusa in una realta’ che descrivere soffocante e’ gentile, chiacchiero con un tipo arabo che vede che ho un pezzo di pomelo che mi stavo per mangiare guardando stancamente verso il mare. Lui guarda il frutto e dice che si sono fregati (gli altri) pure il nome per far soldi. Mi fa notare che quando devono parlare di Jaffa, quartiere arabo di Tel Aviv, la chiamano nel modo israeliano: Jaffo. Vero. Quando devono fare l’export di agrumi nel mondo la marca si chiama pero’ Jaffa. Vero.

Le piccole conversazioni innocue riuscivamo a mantenere in me uno stato di voglia di rivalsa costante e logorante. Finche’ non arrivava il venerdi’ mattina che mi apriva le porte ai territori. Ma gli altri giorni della settimana certe volte non passavano mai. The importance of being Jaffa era la prima bozza di titolo dell’articolo che mandai a un quotidiano finanziario italiano sulla bazza del marchio Jaffa orange. Avevo fatto ricerche e scoperto che in realta’ i famosi agrumi israeliani vengono per la maggior parte coltivati in Sud Africa. Beh, io dovevo scrivere qualcosa di rilevante a livello economico, quindi l’articolo era pieno di numeri, ma fra le righe si possono dire un sacco di cose. sulle bancarelle del mercato in Isola ci sono agrumi marchio Jaffa. In via Paolo Sarpi ci sono i cinesi che vendono il pomelo marchio Honey Pomelo. Se qualcuno vuole provarlo πŸ™‚

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